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PAOLO MACCIONI
Il pittore di tendenza che unisce il garbo all’armonia della forma
IL PITTORE Paolo Maccioni nasce nel 1954 a Ladispoli, una ridente località marina alle porte di Roma. Nella sua dimora ha la fortuna di essere circondato da familiari amanti dell’arte figurativa e della musica lirica.
Ricevuta in regalo una scatola di pastelli colorati da suo padre Fausto, esordisce durante la frequenza delle scuole primarie effettuando dei ritratti satirici dei suoi insegnanti; immagini di poetica ironia, mai irriverenti.
Conseguita la maturità tecnica per Geometri, diviene un appassionato visitatore di chiese antiche, musei e gallerie di arte moderna. Contestualmente effettua viaggi nelle maggiori città d’arte italiane (Roma, Firenze, Venezia, Arezzo, San Giminiano, Monte Riggione, Certaldo) e straniere. Acquisisce cosi, attraverso l’osservazione quotidiana dei grandi pittori del passato, la conoscenza dell’impianto compositivo, l’equilibrio degli spazi e dei volumi, l’uso dei colori, nonché la capacità di movimentare la scena. Il suo carattere garbato, la cortesia dei modi e soprattutto la riservatezza nei rapporti interpersonali lo limita a partecipare alle rassegne d’arte presentate nella Città Eterna e altre località.
Finalmente nel 2004, spronato da personalità della cultura e da estimatori, presenta la prima mostra personale presso il palazzo comunale della sua cittadina, Ladispoli.
Le prime opere sono dedicate alle bellezze naturali della sua terra: Marine tirreniche, vedute bucoliche ed antichi borghi medievali umbro-
Il successo riportato nella cittadina natia lo gratifica molto e lo stimola a presentare nuove performance a Roma, esponendo presso la galleria L’Angelo Azzurro Arte di piazza dei Satiri, unitamente a grandi pittori contemporanei come Ugo Attardi, Athos Faccincani, Alinari. Contestualmente viene selezionato per partecipare alla Biennale d’Arte Internazionale-
Dall’animo cortese e rinfrancato di Paolo Maccioni, ora si sprigionano nuovi sogni di immaginazione compositiva; i dipinti, infatti, rilevano una tecnica impetuosa e dinamica, in quanto l’artista più che usare i pennelli, versa il colore sulla tela, abbandonando tutte le convenzioni accademiche, che impongono ad un pittore la scelta di una tematica pianificata, definitiva o centrale. Sono opere bellissime e suggestive, dove una miriade di intrecci e grovigli controllati si alternano a spruzzi policromi, sgocciolamenti di tinte e filamenti vitrei. Una pittura d’azione quella del Maccioni, che ha una vita propria; tutta la scena è ravvivata da schizzi colorati e da linee curve che si muovono autonomamente sulla tela. " Un movimento che va ora ispessendosi, ora risolvendosi in una sottile matassa, mai definita organicamente. L’occhio dell’osservatore è in continuo movimento, senza la possibilità di soffermarsi su di un elemento in particolare". Le tinte acriliche ed a olio, apposte con pennellate gestuali, appaiono dominanti nelle loro cromaticità apparentemente casuali, ma sapientemente accostate.
L’artista, a questa tecnica vitalista, caratterizzata dall’abbandono degli elementi tradizionali, come il cavalletto e la prospettiva, alterna una pittura astratto-
Liberamente sulla tela appoggiata al muro. Gli elementi geometrici, invece, sono caratterizzati dalla presenza nel supporto di strisce di stoffe, a trama larga e disorganica, densa di schizzi e graffianti cromie di valenza prospettica.
Attualmente l’artista capitolino, sempre alla ricerca di nuove soluzioni stilistiche, è pervenuto ad una singolare astrazione di tipo tridimensionale, dove, frammenti di propaggini di piante, corde sfilacciate, sacchi e sassi ruvidi, sono inseriti in piccoli fondali colorati, illuminati da sgargianti scale cromatiche, Sono composizioni dalle forme semplificate e spontanee, dominate dai pigmenti naturali dei colori, trasfigurate dalla necessità di elaborare un linguaggio autonomo, rispetto a quello tradizionale.
Tutto dunque fa di Paolo Maccioni un unicum nel panorama della nostra pittura contemporanea; egli si riconosce nelle tinte lasciate sgocciolare sulla tela, nei rimandi al "Noveau Ralisme" , con i suoi tubetti di colore o pennelli assemblati sulla tela, nella rievocazione di un immaginario arcaico e popolare, senza tempo, dove i componenti scartati dal fruitore sembrano auto generarsi ed assumere valenza artistica.
Il talento della sua pittura, per l’originalità del linguaggio proposto, è perciò accolto dalla critica e dal pubblico in tutta la sua raffinata autorevolezza.
Roma 26 febbraio 2008 -